Recensione della webzine "MUSICAL NEWS" a cura di Laura Gorini

"Like Raging Volves": è questo il titolo del nuovo album dei cremonesi The Deadwalk.
Una band che fin dai suoi primissimi esordi, targati 1998, ha saputo coniare la sua ribellione e la sua rabbia con una grande eleganza compositiva e interpretativa.
Si perché, parliamoci chiaro, per suonare musica alternativa come si deve bisogna in realtà possedere classe: quella classe che non significa vestirsi firmati dalla testa ai piedi o come dei becchini ma semplicemente possedere talento e conoscere realmente il complesso "mondo delle sette note".
Sapere suonare il proprio strumento e modulare la propria voce a seconda delle esigenze. Infine essere dotati di una grande creatività di fondo.


Caratteristiche che i “nostri” sembrano tuttora possedere più che mai nel loro sanguinario dna: quello infatti che ci propongono nelle dodici tracce racchiuse nel full lenght qui preso in esame è un genuino concentrato di incavolatissimo hardcore macchiato da profonde pennellate punk rock e metal.
Un mix che non stanca mai proprio grazie alla valente varietà espressiva di questi giovincelli.
La scelta della lingua inglese risulta ancora una volta vincente sebbene la pronuncia non sia in alcuni punti delle migliori. Valida risulta essere anche la qualità di registrazione.
Lode infine alla band che ha voluto fermamente autoprodursi suddetto cd.
Buon lavoro: non ci resta ora che attendere di poter ascoltare finalmente dal vivo le nuove song!

Recensione della Webzine "ROCK IMPRESSIONS" a cura di Ilaria Rebecchi

I Deadwalk sono una di quelle band nostrane che strizzano l’occhio alle sonorità più nuove ed originali nel panorama musicale internazionale. La band, nata nel 1998 nella provincia di Cremona, dopo “Full Energy Shock, numerosi live (oltre 120) nel nord-centro italia, (supportando tra gli altri: Derozer, Los Fastidios, Thee STP, Terrorgruppe, Duane Peters & the Hunns), diverse compilations a livello nazionale e non, e un secondo cd “Super Boring Music”, sono recentemente tornati sulle scene con il loro attesissimo terzo album, “Like Racing Wolves”, uscito nel marzo 2008. Una band che riesce a miscelare equilibratamente ed efficacemente rabbia, eleganza, classe, creatività ed energia.

Bell’introduzione, più carismatica che mai, con What a Shame, si continua con Lost( (Once Again), tosta e dotata di un ritornello che rimane ben fisso in mente; poi ancora We Are Fire/Try To Stop Us, una delle più belle per il crescendo continuo e penetrante di ritmi veloci, Hypocrite, Carved in Black in cui le sonorità delle chitarre trionfano amabilmente, Positive thinking has never been so easy acida, tormentata e decisa, di totale impatto, sicuramente anche live. Self-Destructive anthem ha quel timbro vivo e memorabile adatto per essere un singolo d’effetto, We should write shorter songs (and titles) il cui titolo sembra un’auto-confessione, Eat me right now che si sviluppa da un inizio sedato a un proseguo martellante e vivace, Ten Shots forse la più radiofonica, Static Trip velocissima e scattante, ma elegantemente arrangiata a mo’ di moderna ballad energica, per arrivare tutto d’un fiato a I feel alive a tratti tetra a tratti spavalda. Una serie di canzoni impossibili da non ascoltare senza tregua, sorprendenti per la vivacità, lo spirito e la scossa che emanano, i ritmi martellanti e le sonorità graffianti.

Caratteristiche preponderanti di quest’album sono certamente la capacità compositiva e l’originalità negli arrangiamenti, sempre ricercati e perfetto mix nello stile cross-over tra rock, hardcore, con talora influssi cadenzati nel cantato, sonorità metal e punk.

E’ la varietà espressiva che contraddistingue principalmente e da sempre la band, che ne ha fatto la propria bandiera, esaltata dalla scelta della lingua inglese come veicolo di quei testi così tenaci e nuovi che sono capaci di creare. Da non perdere.

Recensione della webzine "ONDA ALTERNATIVA" a cura di Spunk

Ecco cosa vuol dire crederci sempre e comunque. Incredibile come questo lavoro, paragonandolo ad altre autoproduzioni, sia cosi perfetto. Se vi capitasse tra le mani potreste chidervi: "autoprodotto?", ebbene si, stiamo parlando di un lavoro che potenzialmente potrebbe essere l'uscita di un etichetta. Artwork curato al massimo, registrazione che non ha a che inviare a molte altre produzioni: ecco come si presenta "Like ranging wolves" dei cremonesi The Deadwalk!.
Ma parliamo del vero e proprio contenuto, la cosa che alla fine conta più di tutte, al di la delle apparenze che in ogni caso sono sempre piacevoli. Quello che ci viene proposto è una sorta di hardcore influenzato da sonorità quando più di stampo punk-rock, quando più di stampo metal. E cosi nasce un lavoro piuttosto piacevole all'ascolto, dove la cattiveria di una voce sempre sulla sottile linea che divide l'urlato dal melodico si scontra con sonorità quando più tirante quando più potenti e lente.
Voce che in ogni caso riesce sempre a ben modularsi e ad adattarsi al contesto, come and esempio in "What a shame!" nella quale non è difficile accostare le modulazioni del cantante a quelle proposte dal famosissimo Jonathan Davis.
L'alternanza tra l'hardcore misto ad elementi quando più punk, quando più rock e quando più metal prosegue per tutta la durata del lavoro, ed esempio lampante è proprio dato da "Self-destructive anthem" pezzo nel quale il rock e il metal hanno la meglio (facilmente udibili sono dei passaggi con del doppio pedale) e dalla seguente "We should write shorter songs (and titles)" nel quale un'anima prettamente punk-hardcore con batteria in quattro quarti tiratissimi domina la scena.
Ottimi questi Deadwalk!, meno male anche in italia abbiamo delle promesse... 4.5/5

Recensione della webzine "ROCK IT" a cura di Teresa Pellegrino

Diciamo che a questo cd ho voluto dare varie possibilità di ascolto. Anche adesso, mentre sto mettendo insieme la recensione, ci ritento. Probabilmente neanche questo ennesimo dosaggio di "The Deadwalk!" mi servirà per trarne qualcosa di possibilmente innovativo.
L'impronta è decisamente Metal - Hard Core: urla, assoli di chitarra, ritmo incalzante. Si, questi elementi ci sono; anche i riferimenti dichiarati dal gruppo ci sono: Fugazi, Turbonegro, Rage Against The Machine e tutta l'iconografia tipica di un gruppo etichettato come metal.
Sono arrabbiati, sono contro, autodistruttivi. Anche in questo caso nulla di nuovo. Tutto già sentito e risentito.
Secondo me per realizzare un cd almeno godibile si dovrebbero quantomeno seguire due differenti strade: o si suona alla perfezione, rendendo giustizia al genere che si sta cercando di emulare; o si cerca di fare qualcosa di innovativo, magari dando spazio all'elettronica, senza necessariamente fossilizzarsi in un genere già ben noto.
Purtroppo i The Deadwalk! non intraprendono nessuna di queste tortuose strade. Ci si ritrova con un prodotto dal contenitore curato, ma dal contenuto che non riesce a spingersi neanche minimamente oltre il cliché.
Inoltre il mio ascolto è decisamente disturbato dalla scarsissima cura della pronuncia inglese del cantante. All'inizio ho pensato si trattasse di una, seppur discutibile, scelta stilistica, ma proseguendo con l'ascolto ho decisamente cambiato idea.
In questo momento termina il cd e il mio giudizio non è cambiato. Quindi termina anche la mia recensione. Di sicuro un pollice verso per "Like Raging Wolves". Il materiale c'è, ma il lavoro da fare è ancora molto. Forse troppo.

Recensione della webzine francese "PAVILLON 666" a cura di Nanou

THE DEADWALK! ça vous dit quelque chose? C'est un groupe italien qui possède déjà dix ans d'existence, et qui se classe dans un répertoire hardcore. Du moins sur le papier, pour ma part, il est clair que je les classerai dans un registre un peu différent: celui du punkcore.

Et voilà pour fêter leur première décennie, ils sortent leur quatrième opus: "Raging Wolves". Dès la première écoute, j'ai eu l'impression d'avoir pris un coup de vieux! Faisons une petite remontée à ma préadolescence, avant que je n'atteigne les plus belles années, et sûrement terrible pour mes parents: celle de l'âge ingrat! (Enfin pour certain ça ne paraîtra pas si vieux…) Il y a pratiquement une quinzaine d'année un groupe de punk a fait fureur en sortant son fameux album "Smash"! Bien entendu je parle de The Offspring. Le rapport? Tout simplement en écoutant cette galette, j'ai l'impression de revenir dix en arrière où le phénomène punk californien avait pris son essor avec The Offspring ou encore Bad Religion sur les devants de scène: un punk énervé, que certain classé même à l'époque comme du punkcore. THE DEADWALK! a pris une machine à remonter le temps et bien qu'il y ait une présence plus abondante de solo, c'est dur de les démarquer de cette vague qui à l'heure actuelle semble rangé au placard.
L'album est très ancré dans l'esprit début année 90. Que ça soit par le côté punk, que l'approche rap sur "Eat Me Right No". Une voix qui est loin de sonner juste, mais cela ne dérange outre mesure, si on se place dans le contexte "be rock'n'roll". Des riffs qui sont tout droit pompés sur Dexter Holland, une ligne de basse simpliste… Comme je l'avais mentionné ce qui les différentie, c'est peut-être cet apport plus technique avec les solos, et certains passages plus travaillés et mélodiques.
Même si niveau technique et production, on n'a pas grand-chose à reprocher: à savoir pas de décalage entre les instruments, le mixage est très correct; on aurait pu espérer un album avec plus de pêche dans l'interprétation et moins de linéarité dans les compositions. Cet album aurait pu faire sensation si The Offspring n'était pas passé avant… On a un goût amer de déjà vu… et immanquablement cela nous paraît bien fade!
6.5/10

Recensione dal BLOG "RIBELLI A VITA" a cura di Riky Signorini:

Dopo “Full Energy Shock” del 2002 e “Super Boring Music” del 2005, i quattro Cremonesi ci riprovano con “Like Raging Wolves”, album autoprodotto con 12 tracce in 38 minuti. Old school metallico cantato in un Inglese non inappuntabile (anzi…), che non mi fa impazzire ma si lascia apprezzare per un sound compatto ed una certa verve cattiva ben espressa nel testo di “We should write shorter songs (and titles)”, dove i nostri cantano “We are a not punk band and we play what the fuck we want”. Ricordano molto i Woptime, ma non disdegnano Offspring e Turbonegro, ed ascoltando la opening track, “What a Shame”, non è possibile non pensare ai Negazione di Little Dreamer. Mi piace quando sperimantano l’alternarsi di voci come in “Self Destructive Anthem”, meno rabbiosa delle altre ma comunque interessante. Non mi dispiace neppure l’esperimento Rap Core di “Eat Me Right Now”, sullo stile Rage Against The Machine, anche se nella intro la voce non si sposa molto al genere, riprendendosi poi nelle parti cantate.

ESSERI ROCK FANZINE N.44-Giugno 2008 a cura di Jean

Il cd si presenta molto bene, il booklet in cartoncino e la grafica decisamente 
cattiva fanno la loro bella figura! Anche se quello che mi interessa è principalmente 
il contenuto, mi fa sempre piacere sfogliare un booklet ben fatto e curato in tutti i 
dettagli. Fortunatamente a differenza di moooolti cd pacco che mi capitano tra le 
mani, il contenuto di questo "Like Raging Wolves" dei DEADWALK! è fedele al lavoro di 
grafica e spiattella 12 canzoni di HC bello tosto. Loro si definiscono 
Rock'n'roll-core e sono d'accordo con questa definizione perchè il tiro generale dei 
brani non è un Hc puro e le influenze rock'n'roll si sentono ben evidenti soprattutto 
quando dalla base rock partono anche evoluzioni più metal.
Mentre scorrono le tracce di questo cd mi saltano all'orecchio richiami di band come 
nofx, millencolin, turbonegro.. purtroppo tutti questi riferimenti sono un po' troppo 
marcati tant'è che in 40 minuti di musica non ho sentito molto di particolarmente 
nuovo da farmeli preferire ad altre band che fanno questo genere e non ho trovato 
niente di così coinvolgente da farmeli apprezzare appieno. Purtroppo anche la 
registrazione ed il mixaggio penalizza l'ascolto perchè mi suona tutto un po' troppo 
standard...forse perchè i quattro DW sono troppo fedeli agli schemi del genere. A 
farne le spese sono soprattutto la batteria che ha poco corpo e la voce, che suonando 
troppo pulita, si impasta poco con gli altri strumenti. E un peccato perchè il timbro 
della voce non è male, il buon Marce canta con i coglioni ed i cori sono 
azzeccati.....quando entrano spaccano! Penso che i Deadwalk siano una band che può 
crescere, in ogni caso si apprezza soprattutto live.


BLOODCHAMBER.DE

Tanto per cambiare ancora una band italiana.....evviva! Ma no, i deadwalk non suonano 
nè thrash per case di riposo nè power metal per omosessuali....ma piuttosto musica 
rock moderna, difficilmente classificabile.
Il quartetto fa tipica musica da festival come "Rock am Ring". Dicasi: Rock veloce 
sporcato di punk, un po' di hardcore e parti metal ed alternative. Aggiungiamo un 
paio di testi di denuncia sociale ed ecco fatto.
Dal momento che non sono molto inserito in questa scena è difficile per me fare dei 
paragoni... stavolta penso si possano identificare in band come FOO FIGHTERS o FU 
MANCHU.
"Like raging wolves" è limitato tecnicamente, ma ha una produzione pulita, si sente 
l'impegno della band. Ma purtroppo anche i Deadwalk subiscono la malattia del tipico 
musicista italiano, che io diagnostico come segue: pronunciata debolezza nella 
scrittura dei pezzi in combinazione con l'assenza di componenti personali ed è 
tragico che questa malattia sia così diffusa.
Purtroppo non vi è alcuna pillola, si può solo aspettare a lungo fino a quando si 
saranno sciolte le truppe a causa della cronica mancanza di successo.
Fino ad allora rimane sempre la stessa conclusione: superficialmente ben fatto e 
anche non antipatico, ma senza alcun impatto a lungo termine e dopo un breve periodo 
di tempo già spaventoso, povero di idee e mediocre.
VOTO: 5/10

VAMPSTER.COM

Metalcore? Troppo duro. Punk Rock? Troppo soft. Punkcore? non ci siamo ancora al 
100%. I Deadwalk sono difficili da classificare.
L'apripista "What a shame" inizialmente lascia presumere un normale disco metalcore, 
ma questa impressione viene presto allontanata da un pezzo rockeggiante come "Carved 
in black". In ogni caso una cosa è chiara: le origini del loro suono sono da 
ricercarsi nel punk rock italiano. 
A questo punto accanto alle urla aggressive ci sono spesso cori in stile hardcore
che in pezzi duri come "We are fire" e la già menzionata "What a shame" prendono 
valore.
Ma è soprattutto la debolezza del cantante Marce, i suoi limiti vocali dei quali ci 
si rende velocemente conto, in alcuni passaggi ancora più evidenti.
Carenze che in pezzi come "Hypocrite" dove il cantato non è in primo piano, 
scompaiono e Marce si trova sorprendentemente bene con il ritmo del gruppo e la band 
lascia emergere allo scoperto la sua grande forza :
La scrittura di sporche e semplici canzoni punk rock che prendono volentieri una 
deviazione in campo metal.
Questo si riflette ad esempio nella sfacciata "Self-destructive anthem" dove cè la 
giusta dose di aggressività.
I testi di "Like raging wolves" parlano di temi come la macellazione commerciale 
degli animali ("Eat me right now") o la corruzione all'interno della politica 
attuale.
Si passa poi per "Ten shots", la storia dei 10 anni trascorsi dalla band, mentre 
nella compatta "We should..." dove si manifesta il bisogno di non essere classificati 
in un genere specifico...
Quindi se la debolezza del canto non disturba e la musica rimane valida, ci troviamo 
di fronte ad un disco solido, seppur con ampi margini di miglioramento.

ROCKSOUND - Giugno-luglio 2008 - THE DEADWALK! - Like raging wolves - a cura di Armando Autieri

Il monicker non può che farci pensare a un palese omaggio a george romero e al suo "il giorno degli zombi", perciò i punti a favore del quartetto cremonese ci sono, al di là del fatto che, per questo che è forse il primo vero disco di un certo livello, la buona volontà e gli elementi di interesse contenuti in "Like RAging Wolves" sono ben evidenti. Punk-hardcore metallizzato, molto simile x certi versi ai lavori dei RIFU (apparentemente spariti purtroppo) e Rentokill, con alcune differenze. Ad esempio una ricerca di altre ispirazioni come il rap-core in "Eat me right now", oppure il ricorso a certi escamotage di tipo hard rock con l'uso di chitarre pesantissime e dei risultati finali che spaziano dall'appena sufficiente al davvero buono.

In realtà poche critiche si possono muovere a questo album: forse una maggiore ricerca di se stessi e un miglior lavoro sulle voci avrebbero potuto dare a "Like raging Wolves" una marcia in più, anche se il pezzo in chiusura "I feel alive" è un piccolo capolavoro. VOTO.:7

Recensione della Webzine LOSING TODAY a cura di Marcello Berlich

Terzo lavoro in studio per questo quartetto proveniente dalla provincia di Cremona, che in circa
un decennio di attività ha ottenuto discreti riscontri, anche grazie a una intensa attività dal vivo.
Dodici tracce all'insegna di un'attitudine viscerale, smodata, spesso all'insegna di ardori hard-core, con un'attitudine che non disdegna di debordare ai confini del metal, trainati da una vocalità che non si spinge fino allo screaming, mentre sullo sfondo gli strumenti si muovono con lucida compattezza, lasciando a qualche a solo lo spazio minimo indispensabile.
Guidati da un'indole fondamentalmente aggressiva, i Deadwalk! si rivelano disposti in certi
frangenti a farsi meno ostici, vestendosi in certi brani dal sapore 'anthemico' di maggiore accessibilità (ma senza esagerare). Ne esce un disco apprezzabile, i cui suoni sono adeguatamente
valorizzati da una produzione di livello.
I tre non sono dei novellini, e si sente: il disco ha magari qualche pausa, qualche episodio meno riuscito, e un pò troppo anonimo, ma restituisce l'immagine di un gruppo che sa come mettere insieme brani incisivi ed efficaci.

Recensione della Webzine KDCOBAIN a cura di Nicolò

 Nella tranquilla provincia di Cremona vive questo quartetto attivo dal 2000 con tre lavori alle spalle. "Like raging wolves" è un album che convince già al primo ascolto sfoderando un hardcore granitico che sconfina spesso in retaggi metal. Il potente screaming e il songwriting incisivo sono frutto di una esperienza maturata col tempo e lo si sente in brani come "What a shame" che apre il disco, "Carved in black" e "We should write shorter songs (and titles)", dove non manca anche una vena autoironica.

Un'ottima autoproduzione quella dei Deadwalk, che sfoderano anche un packaging accattivante. L'approccio rock'n'roll è identificato dalla presenza di assoli ben assestati all'interno di brani frenetici in perfetto stile hc. Il merito dei Deadwalk è quello di spingersi oltro il clichè dettato dai canoni del genere proposto e "Like raging wolves" è un ottimo prodotto che propone scelte stilistiche intrise di originalità.